Il nuovo rapporto ERNST & YOUNG sul “Fintech ecosystem” tratteggia un’ampia panoramica a livello mondo, Europa e Italia della struttura – dimensioni, risorse umane e investimenti – del settore chiave per la trasformazione dei Servizi Finanziari in atto e in prospettiva.
In Europa, e questo è un dato molto rilevante, il settore sta assorbendo ormai ben il 20% degli investimenti annuali complessivi, a testimonianza di un ruolo che si va consolidando nel mondo. A fronte di 156 miliardi di $ di investimenti in USA, 220 miliardi sono gli investimenti in Asia e circa 33 in Europa.
In Italia, ultima in classifica, si dedicano a questo settore circa il 2% degli investimenti europei in Fintech (50% in UK), e quindi ne risulta chiaramente la grande opportunità per gli investitori, perché nonostante la minore dimensione di fatturato e addetti, le Fintech italiane hanno notevoli potenzialità di ridurre il gap con gli altri Paesi europei e i leader mondiali, che hanno già decine di unicorni (ovvero imprese con fatturato maggiore di 1 miliardo di $) presenti in questo campo.
nonostante la minore dimensione di fatturato e addetti, le Fintech italiane hanno notevoli potenzialità di ridurre il gap con gli altri Paesi
La panoramica italiana presenta circa 350 start up, di cui 75% Fintech e 25% TechFin, con una raccolta media di capitale di 700mila € e una dimensione piccola, in media 5/8 addetti. Geograficamente il 50% delle startup circa è concentrato in Lombardia, con 5 imprese che hanno il 58% del fatturato. Il sistema è dunque contraddistinto da alta frammentazione e modesta capitalizzazione, con quel che ne consegue, ma il potenziale di crescita è molto elevato, per alcune tipicità del sistema economico.
Anzitutto, prioritario per lo sviluppo dell’ecosistema italiano risulta il fattore PMI, come si sa del tutto preponderante rispetto agli altri sistemi industriali europei, che realizzano ormai il 70% dell’occupazione e il 60% del fatturato complessivo. Per il finanziamento delle PMI è assolutamente vitale lo sviluppo di finanza alternativa e di canali di raccolta Fintech innovativi a cominciare dal crowdfunding fino ai fondi alternativi, e le stesse Banche dovranno sviluppare i rapporti con questo nuovo mondo per riuscire a servire meglio i piccoli imprenditori.
C’è poi una crescente esigenza in termini di cybersecurity e di compliance, trainata dallo sviluppo della digitalizzazione delle imprese, i cui rischi sono grandemente aumentati durante i lockdown. In questi campi non si è investito sufficientemente in passato e su di essi l’UE aumenterà controllo e strumentazione regolamentare: per questo il potenziale delle Fintech con caratteristiche di sicurezza e rispetto della regolamentazione si presenta il più elevato nel rapporto ERNST&YOUNG.
Nella cybersecurity non si è investito sufficientemente in passato, ma l’UE aumenterà controllo e regolamentazione: per questo il potenziale delle Fintech collegate alla sicurezza è il più elevato nel rapporto ERNST&YOUNG.
È questo uno scenario particolarmente favorevole per la Video-Firma di Visabit, classificata da PwC nel segmento Regtech e qui in Cybersecurity: sono questi settori più promettenti per gli investitori, per i quali si indicano multipli medi da 6 a 9 volte il valore dei capitali investiti in Fintech, cifre francamente ben superiori ad altre forme di investimento possibili. Certo occorre ancora molta formazione dei clienti potenziali, anche se il COVID e le sue restrizioni hanno accelerato i processi di digitalizzazione, ma non ancora una piena consapevolezza del cambiamento profondo di ogni business, anche della conservativa e prudente Finanza tradizionale.