Di Massimo Merlino, Presidente Visabit
In un sistema in crescita “virale” come quello delle nuove imprese Fintech e Techfin in Italia, il cui scenario si riesce a tratteggiare discretamente solo negli ultimi tre anni, si è abbattuta la pandemia virale, che ha generato problemi ma anche opportunità.
Certamente ci saranno problemi sulla disponibilità di mezzi di pagamento, che investiranno le Fintech dedicate appunto ai pagamenti – le quali oggi costituiscono la maggioranza e hanno già risultati operativi modesti. Anche per quanto riguarda gli investimenti nel settore, è facile prevedere la prosecuzione di un trend già presente in precedenza, che vede una tendenza degli investitori – più che alimentare nuove start up in fase seed – a concentrarsi su realtà già in early-stage o in espansione, in grado di dare maggiori certezze in merito al potenziale di sviluppo, se non addirittura a investire su progetti ancora più maturi.
Tuttavia, non c’è alcun dubbio che l’accelerazione forzata verso il lavoro a distanza – che ha contratto i tempi di sviluppo e presa di coscienza generale delle potenzialità digitale forse da una prospettiva di forse dieci anni a soli tre mesi – abbia dato una spinta decisiva al cambiamento culturale necessario in un Paese agli ultimi posti nel mondo nell’uso del Web. Non si tratta solo di soluzioni adottate forzatamente – come nella didattica, dove la spinta al ritorno alla tradizione già sta riemergendo – ma di un cambiamento socio-organizzativo osservabile anche nei principali intermediari finanziari, anche in istituzioni tradizionali come Banche e Assicurazioni, che hanno intrapreso severe azioni di trasformazione digitale – sia internamente e nei rapporti tra operatori – destinate a continuare anche dopo lo smorzamento delle urgenze pandemiche.
Non c’è dubbio che ’accelerazione forzata verso il lavoro a distanza abbia dato una spinta decisiva al cambiamento culturale necessario in un Paese agli ultimi posti nel mondo nell’uso del Web
Le imprese Fintech e le Techfin – per quanto attiene ad esempio la cybersecurity – saranno in grado di dare un apporto indispensabile ad una trasformazione radicale che consentirà al Paese di chiudere alcuni dei suoi gap di arretratezza tecnologica. La panoramica del Fintech italiano stilata per il terzo anno da PricewaterhouseCoopers Italia – questa volta significativamente anche in inglese per la valenza anche internazionale delle imprese italiane – ci fornisce una mappa importante, da cui si osserva la numerosità di iniziative concentrate sui pagamenti, sul money management, sul capital market, sull’insurtech, sui prestiti, sull’asset management e sul crowdfunding: sono questi i segmenti con la maggior presenza delle imprese Fintech. Tra le novità più interessanti – anche se meno sviluppate per il momento – ci sono le imprese del Regtech, destinate secondo lo studio a rapida crescita. Si tratta di imprese gateway per tutte le iniziative nell’ecosistema Fintech, in quanto si occupano di controllare e garantire la sicurezza di identificazione e contrattualizzazione per qualunque attività coinvolta nel settore.
Tra le novità più interessanti ci sono le imprese del Regtech, destinate secondo lo studio a rapida crescita. Si tratta di imprese gateway per tutte le iniziative nell’ecosistema Fintech, in quanto si occupano di controllare e garantire la sicurezza di identificazione e contrattualizzazione per qualunque attività.
Tra le imprese del regtech, si osserva in posizione di rilievo Visabit, la startup attiva nella video-identificazione che ha ormai acquisito buona notorietà nel mondo Fintech italiano e anche all’estero. Le soluzioni di onboarding e Know Your Client (KYC) – come quelle offerta da Visabit – sono infatti considerate come quelle a più elevato potenziale di crescita, a causa della sempre maggiore esigenza di un riconoscimento sicuro del cliente data la crescente possibilità di attività fraudolente sul Web. Questo si verifica non solo nel mercato dei prodotti finanziari, ma in un vasto spettro di attività: dalla vendita di auto al real estate, dai prestiti al commercio di opere d’arte.

The Italian Fintech Landscape. | Fonte: “Italian FinTech Observatory 2020”, PwC
Le soluzioni di onboarding e Know Your Client (KYC) – come quelle offerta da Visabit – sono infatti considerate come quelle a più elevato potenziale di crescita, a causa della sempre maggiore esigenza di un riconoscimento sicuro del cliente data la crescente possibilità di attività fraudolente sul Web.
In termini numerici, le imprese Fintech e Techfin crescono del 50% rispetto all’anno precedente, ma permangono una redditività molto bassa – attorno al 2% – e una difficoltà a reperire investimenti, che sono scesi d 180 a 154 milioni dal 2018 al 2019, e sono pari a solo 94 milioni di € nei principali operatori come le Banche: una cifra trascurabile rispetto ai billions spesi ogni anno nell’ICT dallo stesso settore.
Oltre alle considerazioni fatte, dallo studio di PwC emergono molti altri dati e rilevazioni interessanti che meriterebbero ulteriori approfondimenti che ci riserviamo di trattare prossimamente.